Lo scenario macroeconomico
Stati Uniti ancora in crescita robusta, area euro in leggera frenata. Forte di una revisione al rialzo per il PIL del terzo trimestre, l’economia statunitense continua a registrare robusti progressi sul mercato del lavoro, che si accompagnano a una dinamica solida per consumi e investimenti. Continua la ripresa per la zona euro, ma il ritmo di crescita appare piuttosto debole. Confermato il rallentamento nel terzo trimestre: la debolezza deriva dal raffreddamento della domanda interna.
Il mercato azionario
Borse deluse dall’azione BCE. Resta elevata la volatilità dell’azionario, deluso dagli interventi BCE ritenuti insufficienti in un contesto di rallentamento globale. Il mercato resta comunque supportato dall’ingente liquidità, con gli indici europei che beneficiano di una politica monetaria ultra espansiva, un euro debole e petrolio basso.
Il mercato obbligazionario
Divergono le politiche monetarie di Fed e BCE. L’orientamento delle politiche monetarie continua ad essere il tema-chiave per i mercati finanziari e per le scelte di asset allocation degli investitori, con dicembre che ha segnato il concretizzarsi di un completo sganciamento tra le politiche monetarie di BCE e Fed.
Le valute
BCE e Fed muovono l’euro/dollaro. Il rialzo dei tassi Fed ha favorito una modesta rivalutazione del dollaro, mentre le blande mosse espansive della BCE avevano temporaneamente rafforzato la valuta europea fino all’area di 1,10.
Le materie prime
Greggio penalizzato dalla decisione OPEC. Materie prime sotto pressione dopo la decisione OPEC di tenere sostanzialmente invariata la produzione di greggio, con il conseguente raggiungimento di nuovi minimi dal 2009. Le prospettive restano a nostro giudizio di moderata ripresa delle quotazioni nel corso del 2016.
MACROECONOMIA
USA: ancora boom per gli occupati, la Fed alza i tassi
I dati macro dell’ultimo mese confermano la prosecuzione della crescita, pur con alcuni fattori di incertezza. Tra le note positive figura una revisione al rialzo per il PIL del terzo trimestre, che passa dal+ 1,5% della stima flash a +2, 1 % t/t annua. Il dato, pur in rallentamento dal +3,9% t/t del secondo trimestre, può contare su aumenti diffusi per diverse componenti: consumi privati, investimenti fissi e spesa pubblica. Le prospettive per la parte finale dell’anno appaiono però in miglioramento proprio per gli investimenti, stando ai segnali consegnati dagli ordini di beni durevoli e dagli ordini all’industria, che, dopo due mesi in contrazione, hanno registrato un netto rimbalzo in ottobre. Il quadro però appare ancora soggetto a qualche rischio, dato che il rallentamento degli emergenti e il dollaro forte sembrano pesare sulle indagini di fiducia. A supporto del ciclo si conferma il mercato del lavoro, con l’aggiunta in novembre di 211 mila nuovi posti e revisioni al rialzo per i livelli precedenti. Solido anche il messaggio riguardo la disoccupazione, ferma al minimo dal 2008 (5,0%), sul limite inferiore dell’intervallo target indicato dalla Feci. In tale contesto, la Feci ha awiato il ciclo di rialzo dei tassi il 16 dicembre con un aumento dello 0,25%.
Area euro: deboli le prospettive per l’inflazione, interviene la BCE. L’ultimo mese è stato segnato da una generalizzata revisione al ribasso per le prospettive di crescita e inflazione nella zona euro; ai tagli incorporati nelle nuove previsioni BCE (dr. tabella) si sono aggiunte revisioni e rallentamenti anche per i dati mensili. La stima finale del PIL per il terzo trimestre, confermando lo 0,3% t/t del dato flash, certifica il rallentamento dal secondo trimestre (+0,4% t/t) e soprattutto, in termini di componenti, vede un deterioramento delle voci di domanda interna: a un’accelerazione inferiore al consenso per i consumi si somma il contributo nullo degli investimenti. Tra le poche voci positive, aumenta la spesa pubblica che, per le maggiori uscite derivanti dalla crisi dei profughi, passa da +0,3% a +0,6% t/t. I dati di contabilità nazionale faticano a sposarsi con le indicazioni provenienti dalle indagini di fiducia, che restituiscono un messaggio decisamente positivo: sia il PMI composito che l’indice della Commissione tornano sui massimi da più di 4 anni per la zona euro, mentre l’IFO tedesco è al picco dal 2014. Se quindi le indicazioni congiunturali appaiono compatibili con una possibile accelerazione della crescita nell’ultimo trimestre, meno confortante appare il riscontro con i dati reali, alla luce della persistente debolezza di consumi e investi menti.
Diverse le nuove misure di stimolo annunciate dalla BCE il 3 dicembre: al taglio del tasso sui depositi (10 punti base) si associa l’allungamento del QE a marzo 2017, il reinvestimento dei proventi dei titoli e delle cedole in scadenza e l’inclusione negli acquisti dei titoli di debito regionali e locali. L’insieme dei nuovi strumenti annunciati però non incontra le attese del mercato che si aspettava misure più aggressive, anche alla luce della retorica accomodante delle settimane precedenti la riunione.
SINTESI SUGGERIMENTI OPERATIVI
In uno scenario macroeconomico globale caratterizzato da un rallentamento generale degli indicatori macroeconomici, con i mercati emergenti a destare timori per la crescita globale, gli investitori hanno rivolto grande attenzione alle politiche attuate dalle Banche Centrali.
La Banca Centrale europea nell’ultima riunione del 2015 ha annunciato il taglio del tasso di deposito dello O, 1 % e l’estensione del programma di acquisti fino a marzo 2017 includendo i debiti regionali e locali. Inoltre la liquidità rinveniente dal debito in scadenza e le cedole derivanti dal debito già acquistato sul mercato verranno reinvestite nuovamente nel programma. Tali misure hanno tuttavia deluso i mercati la cui reazione è stata particolarmente negativa sebbene non si possano escludere interventi più aggressivi in futuro. Il comitato esecutivo infatti ha anche rivisto al ribasso le stime di inflazione per il 2017 al 1,6% dal precedente 1,7% mentre le stime per il PIL del 2017 sono state aumentate al 1,9% dal precedente 1,8%. L’attenzione degli operatori si è successivamente focalizzata sul Federai Open Market Committee del 15 e 16 dicembre durante il quale l’istituto centrale americano ha disposto il primo rialzo dei tassi degli ultimi 1 O anni. Secondo il FOMC l’economia americana sta attraversando una fase di particolare solidità ed è in grado di sostenere un aumento del costo del denaro che però, è stato più volte ribadito, sarà molto graduale e strettamente legato al miglioramento delle condizioni dell’economia. La Banca Centrale americana continuerà pertanto a monitorare in modo scrupoloso l’andamento dei dati micro e macroeconomici.
L’economia reale giapponese ha mostrato segnali di miglioramento rispetto alle attese iniziali. La revisione al rialzo della prima lettura del prodotto interno lordo, che ha beneficiato dell’incremento degli investimenti in conto capitale, ha scongiurato il pericolo di una recessione tecnica esimendo la Bank of Japan da un ulteriore ampliamento monetario.
Il mercato azionario continua ad essere sostenuto dagli ingenti stimoli monetari delle principali Banche Centrali e dal maggior ottimismo sulla graduale ripresa del ciclo economico globale, tuttavia di recente ha corretto i guadagni registrati nelle scorse settimane a causa del persistere delle tensioni geopolitiche e le persistenti incertezze sulla crescita delle economie emergenti, a cui si è aggiunta la delusione per la decisione della BCE di non incrementare ulteriormente gli stimoli monetari contrariamente alle attese di mercato, che ha contribuito a ridurre la fiducia e la propensione al rischio da parte degli investitori.
La visione sull’investimento azionario in ottica di medio/lungo periodo rimane moderatamente positiva, sostenuta dall’elevata liquidità immessa nel sistema dalle principali Banche Centrali e dai continui segnali di ripresa delle economie sviluppate, che contribuiscono a migliorare le stime di crescita degli utili societari grazie sia al miglioramento della domanda interna, che all’incremento delle esportazioni, beneficiando di un andamento valutario favorevole. Tuttavia le preoccupazioni legate alla crescita dell’economia cinese, le tensioni internazionali e l’inizio del ciclo di rialzo dei tassi negli USA potrebbero minare la fiducia degli investitori e portare una certa volatilità nel breve periodo. In chiave strategica suggeriamo di diversificare l’investimento azionario con strategie flessibili e non direzionali, caratterizzate da una minore correlazione rispetto ai principali indici di mercato.
MERCATO AZIONARIO
Borse deluse dalla BCE, ma scenario ancora moderatamente positivo.
Resta elevata la volatilità dell’azionario, deluso dagli interventi BCE ritenuti insufficienti in un contesto di rallentamento globale. Il mercato resta comunque supportato dall’ingente liquidità, con gli indici europei che beneficiano di una politica monetaria ultra espansiva, un euro debole e un prezzo del petrolio basso. In tale contesto, le prospettive nel medio termine dei mercati azionari restano favorevoli.
Negli Stati Uniti migliorano le prospettive di crescita degli utili dell’S&PSOO per il prossimo biennio, che secondo il consenso tornerà a registrare incrementi a doppia cifra come di consueto dopo un 2015 piatto. Le attese di un sentiero di rialzo dei tassi inferiore alle precedenti stime potrebbero sostenere le quotazioni. Gli indici europei hanno valutazioni più interessanti, anche se moderatamente “a premio” rispetto alla media storica, ma possono contare su attese di crescita degli utili a doppia cifra. In tale contesto, ribadiamo la nostra preferenza per le borse europee.
A livello settoriale in area euro confermiamo il giudizio moderatamente positivo sul comparto costruzioni/cementieri, che mantiene prospettive di crescita elevate supportato dalle attese di una ripresa del mercato delle costruzioni e dalla ciclicità del settore, grazie alle politiche espansive della BCE. Ribadiamo il giudizio moderatamente positivo sul comparto industriale, che dovrebbe beneficiare della forza relativa del segmento legato alla Difesa, settore per il quale si prevede un incremento delle risorse.
Le prospettive di crescita degli utili restano elevate. Restiamo moderatamente positivi sui tecnologici, sostenuti dalle operazioni di M&A e da attese di crescita degli utili rilevanti, anche se le valutazioni risultano a premio rispetto alla media europea. Confermiamo neutralità per il comparto beni personali e per la casa (lusso), penalizzato dal rischio attentati che potrebbero limitare il turismo. Le valutazioni del comparto restano a premio e le stime sugli utili, pur rimanendo in forte crescita, a nostro avviso si ridimensioneranno nel prossimo esercizio, non potendo più contare su un ulteriore importante svalutazione dell’euro. Nonostante la volatilità particolarmente elevata, confermiamo la view moderatamente positiva sul FTSE Mib, sostenuto dalla liquidità in circolazione e dal momento congiunturale favorevole dovuto alla tenuta della debolezza dell’euro e del petrolio.
SUGGERIMENTI OPERATIVI AZIONARIO
Ribadiamo la nostra preferenza per l’investimento sul mercato europeo e sulle società esposte alla ripresa del ciclo economico nell’eurozona, che oltre ad essere più concorrenziali nel panorama internazionale grazie alla debolezza della valuta unica, possono beneficiare del miglioramento delle stime di crescita degli utili sostenuti dalla solida domanda domestica e dalla progressiva ripresa della domanda globale.
Nell’ambito della propensione verso l’azionario dell’area Euro supportato dai prezzi del petrolio, dalle politiche monetarie espansive e in virtù dei margini di allentamento fiscale ancora possibile riteniamo che il mercato azionario italiano possa ancora esprimere valore.
L’economia italiana infatti a livello macroeconomico ha fatto registrare importanti progressi con il miglioramento di indicatori di fiducia e anticipatori. Inoltre i titoli azionari italiani, oltre a trarre beneficio dal miglioramento dello scenario, hanno buona diversificazione geografica dei fatturati, presentano delle valutazioni solide e con indici valutativi con potenzialità di ulteriore rafforzamento. Il rapporto prezzo/valore di libro dell’indice delle blue chip italiane, infatti, è inferiore a quello degli altri mercati europei, e pertanto, nonostante i rendimenti a doppia cifra del mercato azionario, esiste ancora un potenziale di apprezzamento nel medio/lungo termine.
MERCATO OBBLIGAZIONARIO
Titoli di Stato: divergenza di politica monetaria
Le ultime settimane hanno sparigliato le carte sul tavolo dei titoli di Stato, con un’improvvisa e inattesa accelerazione da parte di Feci e BCE verso le loro mosse di politica monetaria, mosse che sono andate in direzione opposta l’una dall’altra.
La Fed ha alzato i tassi in dicembre, supportata dai dati occupazionali sorprendentemente positivi. Il mercato, che era posizionato per un rialzo nel primo trimestre del 2016, ha innescato un robusto ri-prezzamento delle aspettative implicite nei prezzi dei governativi statunitensi, con i tassi in rialzo su tutte le scadenze nel corso dell’ultimo mese.
La riunione della BCE, è stata accolta con insoddisfazione dalle principali asset class, incluso il debito governativo. Le attese degli operatori puntavano a un potenziamento del QE attraverso l’incremento degli acquisti mensili. Invece, la scelta della BCE di mantenere invariato l’ammontare mensile a 60 miliardi, ma estendere gli acquisti oltre la scadenza prevista e ridurre il tasso di sconto dallo 0,2% allo 0,3%, ha deluso queste aspettative e ha innescato vendite con maggiori rialzi dei rendimenti sulle parti intermedie e lunghe della curva delle scadenze.
Il rendimento dei titoli a due anni italiani, dopo aver toccato il minimo storico in area negativa è tornato ad essere superiore allo zero. Più ampia la reazione del decennale, che il giorno della riunione della BCE (3 dicembre) è passato da un rendimento dell’1,38% a11’1,64% in chiusura di seduta. La reazione è stata omogenea nella maggior parte dei Paesi dell’area euro, a dimostrazione che il mercato è tornato a concentrarsi sullo scenario macroeconomico e sulle prospettive di politica monetaria.
D’altra parte, un’analisi più approfondita delle decisioni della BCE lascia pensare che nel medio-lungo periodo si possa trovare ancora un supporto per una performance positiva del settore. Pertanto la volatilità di breve periodo che si è innescata potrebbe essere anche considerata come un’opportunità di acquisto per i titoli “periferici”.
Obbligazioni corporate: scenario differenziato tra investment grade e high yield
L’orientamento delle politiche monetarie continua ad essere il tema-chiave per i mercati finanziari e per le scelte di asset allocation degli investitori, con dicembre che ha segnato il concretizzarsi di un completo sganciamento tra le politiche monetarie di BCE e Feci. Il mese si chiude con un ritorno totale vicino a zero per i titoli corporate europei IG (investment grade), mentre per i titoli HY (high yield) il bilancio è di una perdita mensile dell’1, 1 %. L’esito della riunione BCE di inizio dicembre ha deluso i mercati ma, in un contesto di crescita debole ed inflazione lontana dal target, sembra esserci margine di manovra per futuri interventi. I temi-chiave per il 2016, oltre all’asincronia delle politiche monetarie, saranno costituiti dall’effettivo rallentamento della Cina, dalla dinamica delle operazioni di M&A e dall’orientamento delle politiche finanziarie aziendali.
SUGGERIMENTI OPERATIVI OBBLIGAZIONARIO
Dall’inizio di novembre il comparto obbligazionario è stato guidato soprattutto dalle aspettative in merito all’azione delle Banche Centrali e dalla reazione successiva agli incontri mensili di politica monetaria. L’iniziale delusione dei mercati all’annuncio della BC E ha lasciato spazio nel corso del mese di dicembre a un’ulteriore discesa dei rendimenti; l’inizio di un ciclo restrittivo da parte della FED in occasione del FOMC del 16 dicembre non ha modificato la tendenza positiva del comparto governativo USA. La gradualità dei rialzi dei tassi, la dipendenza dall’evoluzione dello scenario macroeconomico, oltre che dal contesto globale e soprattutto il reinvestimento dei titoli in scadenza, non modificando quindi la quantità in bilancio, continuano infatti ad offrire un supporto anche al comparto USA
La divergenza delle politiche monetarie ha comunque amplificato il differenziale di rendimento tra i titoli americani e il resto del mondo. In USA dall’inizio di novembre i rendimenti sul tratto breve della curva sono aumentati, in Europa grazie agli acquisti della Banca Centrale europea il rialzo è stato molto contenuto ma ha comunque mostrato una certa correlazione. Per quanto riguarda il comparto ad alto rendimento i titoli più penalizzati sono stati quelli delle imprese operanti nel settore energetico che hanno visto un consistente ampliamento degli spread a causa dei persistenti ribassi del prezzo del petrolio. In sintesi, nel mercato obbligazionario si continua ad assistere a una certa volatilità dei prezzi causata dall’incertezza globale.
Strategie flessibili: i mercati rimangono ancora sensibili a notizie di natura macro e micro economica, di natura politica e alla divergenza di politica monetaria contribuendo ad un incremento della volatilità sulle principali curve dei rendimenti obbligazionari. In questo contesto rinnoviamo il suggerimento di investire su strategie obbligazionarie flessibili in termini sia di allocazione del capitale sia di gestione del rischio tasso di interesse.
VALUTE
USD: il rialzo dei tassi Fed in dicembre ha determinato un moderato apprezzamento del dollaro. Sebbene la forza della moneta resti una preoccupazione per l’istituto centrale, è poco probabile che questo possa ostacolare l’azione futura della Fed, ma le prospettive di ulteriore forte rivalutazione del dollaro sono limitate.
EUR: Draghi rafforza l’euro. Le blande scelte espansive della BCE portano le stime di breve per il cambio EUR/USD a 1,05 a un mese e 1,04 a 3 mesi. Sul medio-lungo temine prevediamo 1,08 e 1, 13 rispettivamente a 6 e 12 mesi, mentre a 24 mesi il cambio si dovrebbe confermarsi in ulteriore risalita.
GBP: la Banca d’Inghilterra ha preso ancora tempo nella riunione del 1 O dicembre, lasciando i tassi invariati ed attenendo le mosse Feci. La sterlina si consolida e rallenta il proprio trend di apprezzamento visto che le attese degli operatori circa il primo rialzo si collocano ormai nel secondo trimestre 2016.
JPY: dopo le revisioni al ribasso di crescita e inflazione, l’appuntamento del 18 dicembre ha visto un sostanziale nulla di fatto da parte della Bank of Japan (BoJ), che tuttavia non dovrebbe esitare a dare un’ulteriore spinta espansiva alla politica monetaria in futuro, contribuendo a deprezzare nuovamente lo yen.
MATERIE PRIME
Energia: ai minimi del 2009, i derivati del petrolio soffrono della decisione OPEC di ampliare l’offerta che incrementa l’enorme surplus produttivo già esistente sul mercato. Outlook ancora moderatamente positivo per il 2016, sulla scia del previsto recupero della domanda mondiale per effetto della ripresa della crescita economica.
Metalli preziosi: i preziosi confermano la correlazione inversa col dollaro, ma rivelano l’assenza di qualsiasi spunto rialzista anche a fronte delle possibili tensioni geopolitiche conseguenti agli attentati in Francia. Prospettive sostanzialmente neutrali per il comparto.
Metalli industriali: le prospettive sono sostenute dall’atteso recupero della domanda mondiale ma si rafforza il dubbio degli operatori circa l’effettiva pressione, dal lato della domanda, che può venire dal gigante asiatico, che continua a confermare segnali di rallentamento, seppur moderato.
Prodotti agricoli: nonostante un marginale recupero delle quotazioni dai minimi di inizio settembre, la debolezza dei prezzi dell’energia, le preoccupazioni per il rallentamento economico della Cina e sulla tenuta dell’economia globale rappresentano fattori di ribasso dei prezzi per il comparto.
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