SINTESI DEL QUADRO MACROECONOMICO
Lo scenario macroeconomico
Dopo le tensioni cinesi, si aprono prospettive di politica monetaria divergenti. Se in termini di ciclo mondiale il rallentamento della Cina non dovrebbe comportare revisioni particolarmente significative del PIL, più significativi potrebbero essere gli effetti del calo dei prezzi del petrolio sulle prospettive d’inflazione. Ci aspettiamo che nei prossimi mesi il tema sia quello dell’evoluzione divergente delle politiche monetarie tra i Paesi avanzati.
II mercato azionario
Volatilità in aumento per i timori sulla Cina. Aumenta la volatilità sugli indici azionari, che risentono dei timori di un rallentamento più marcato delle attese in Cina. Sulla scia degli interventi della Banca centrale cinese, i listini recuperano parzialmente il ritracciamento che aveva visto l’S&P500 perdere in quattro sedute oltre 1’11% del suo valore.
Il mercato obbligazionario
Tassi a lungo termine poco influenzati dalla crisi cinese. La caduta delle borse in Cina e nei principali Paesi occidentali ha provocato la reazione della Banca centrale cinese e, verbalmente, anche di Fed e BC E, ma i tassi a medio-lungo termine e gli spread dei periferici, come l’Italia, non hanno risentito particolarmente della volatilità dei mercati azionari.
Le valute
Dollaro legato all’azione Fed, yen premiato come valuta rifugio. I dati macroeconomici USA di settembre saranno fondamentali per la tempistica delle scelte della Fed ma la restrizione monetaria nei prossimi mesi non è in dubbio e favorisce il rafforzamento del dollaro. Di contro, l’euro è in un quadro di deprezzamento stabile visto il QE della BCE e la possibilità di ulteriore stimolo monetario.
Le materie prime
Commodity fortemente influenzate dai dubbi sulla crescita cinese. Commodity scosse dalla volatilità dei mercati frutto dei dubbi sulla crescita in Cina. Le misure poste in campo dalla Banca centrale cinese (PBoC) rassicurano solo parzialmente perché i timori sul ciclo cinese nel secondo semestre restano immutati. In un contesto di sovrapproduzione, le quotazioni petrolifere appaiono destinate a rimanere contenute almeno fino all’anno prossimo.
MACROECONOMIA
USA: accelera la crescita ma non l’inflazione. I mesi estivi hanno visto una stringa di dati positivi per l’economia USA, a partire dalla revisione del PIL a +3,7% trimestrale annualizzato nel secondo trimestre grazie al supporto di tutte le principali voci di domanda interna che sono risultate in rialzo. Il rafforzamento del dollaro e il conseguente deterioramento dei conti con l’estero non sembrano infatti destinati a interrompere il trend di accelerazione. In prospettiva, anche al netto del contributo positivo delle scorte che ha carattere transitorio, la forza della crescita USA può contare sull’accelerazione vista nel secondo trimestre per consumi e investimenti, che sembra destinata a continuare nella seconda metà del 2015. Positivo è anche il tono delle indagini di fiducia che in agosto hanno mostrato marginali correzioni sulla scia delle tensioni cinesi ma rimangono comunque su livelli elevati. Discorso diverso è quello per il settore manifatturiero, penalizzato dal rallentamento della produzione energetica e dalla forza del dollaro. L’accelerazione del ciclo statunitense è confermata anche dai progressi compiuti dal mercato del lavoro che mostra una dinamica robusta. In attesa che una più solida crescita dei salari contribuisca ad alimentare le pressioni sull’inflazione, la Fed potrebbe considerare di rimandare un primo rialzo dei tassi. Se infatti è ormai ampiamente scontata una prima mossa entro fine anno, proprio il rischio al ribasso sullo scenario dei prezzi derivanti dal crollo delle quotazioni delle commodity potrebbero convincere la Fed ad assumere un atteggiamento più cauto.
Area euro: la BCE evidenzia rischi al ribasso sullo scenario. I mesi estivi per la zona euro sono stati segnati da indicazioni contrastanti per l’economia: se infatti le stime di crescita dei PIL nel secondo trimestre hanno deluso le attese, messaggi più incoraggianti sono invece emersi dalle prime indagini di fiducia per il terzo trimestre. A prendere atto del deterioramento delle prospettive economiche è in primo luogo la BCE che, in occasione della riunione di politica monetaria di settembre, ha tagliato le proprie previsioni sia con riferimento al PIL che all’inflazione. La Banca Centrale fa riferimento al rallentamento della domanda dei Paesi emergenti per limare di 0,10 la stima di crescita per il 2015 (1,4%) e di 0,20 per ciascun anno le previsioni sul prossimo biennio (scese a 1,7% nel 2016 e 1,8% nel 2017). Più ampi gli aggiustamenti sul profilo d’inflazione dove risulta più complesso il raggiungimento del target d’inflazione nel medio e lungo periodo, con la BCE che prospetta tassi di crescita dei prezzi al consumo per il 2015 dal +0,3% precedente a +0,1%, a +1,1% nel 2016 e +1,7% a/a nel 2017. Il deterioramento dello scenario macroeconomico e una valutazione di rischi sbilanciati verso il basso sia per le stime del PIL che per l’inflazione hanno spinto la Banca Centrale ad assumere una retorica più accomodante. Draghi ha segnalato che la BCE è pronta a potenziare il programma di acquisto titoli qualora le condizioni dovessero richiederlo, senza limiti di sorta.
SINTESI SUGGERIMENTI OPERATIVI
Nell’attuale contesto macroeconomico globale le principali Banche Centrali continuano a rivestire un ruolo preponderante influenzando le dinamiche di mercato. Dopo la risoluzione della questione greca, l’attenzione degli investitori si è spostata sul rallentamento dell’economia cinese, che si è tradotta in una serie di azioni da parte della Banca Centrale come acquisto di azioni cinesi e vendita di titoli di Stato americani per difendere la valuta. Gli Stati Uniti continuano a mostrare complessivamente un buono stato di salute della propria economia, accompagnata dal progressivo miglioramento del mercato del lavoro. Ciò nonostante le recenti tensioni sui mercati finanziari hanno contribuito a spostare le aspettative per un primo rialzo dei tassi di interesse da settembre a dicembre. Anche il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale hanno esortato la Federal Reserve a considerare l’avvio di una politica di normalizzazione dei tassi di interesse non prima di fine anno. In area euro il comitato esecutivo della Banca Centrale ha rivisto al ribasso le stime di crescita e inflazione nel triennio 2015-2017 c ha conseguentemente modificato il piano di acquisto titoli. In particolare, come annunciato dal governatore Mario Draghi, la BCE acquisterà il 33% del valore del flottante di mercato dei titoli e ha ribadito come l’Istituto potrà, se necessario, variare la dimensione, la durata e la tipologia di titoli acquistati. Il mercato azionario è stato penalizzato dai timori legati al rallentamento della crescita cinese e dalle significative turbolenze che hanno interessato il mercato asiatico, che si sono rapidamente estese ai principali listini globali. Nonostante il supporto dato dalle Banche Centrali alla stabilizzazione dei mercati, il clima di incertezza e l’avversione
SINTESI SUGGERIMENTI OPERATIVI
Nell’attuale contesto macroeconomico globale le principali Banche Centrali continuano a rivestire un ruolo preponderante influenzando le dinamiche di mercato. Dopo la risoluzione della questione greca, l’attenzione degli investitori si è spostata sul rallentamento dell’economia cinese, che si è tradotta in una serie di azioni da parte della Banca Centrale come acquisto di azioni cinesi e vendita di titoli di Stato americani per difendere la valuta. Gli Stati Uniti continuano a mostrare complessivamente un buono stato di salute della propria economia, accompagnata dal progressivo miglioramento del mercato del lavoro. Ciò nonostante le recenti tensioni sui mercati finanziari hanno contribuito a spostare le aspettative per un primo rialzo dei tassi di interesse da settembre a dicembre. Anche il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale hanno esortato la Federal Reserve a considerare l’avvio di una politica di normalizzazione dei tassi di interesse non prima di fine anno. In area euro il comitato esecutivo della Banca Centrale ha rivisto al ribasso le stime di crescita e inflazione nel triennio 2015-2017 c ha conseguentemente modificato il piano di acquisto titoli. In particolare, come annunciato dal governatore Mario Draghi, la BCE acquisterà il 33% del valore del flottante di mercato dei titoli e ha ribadito come l’Istituto potrà, se necessario, variare la dimensione, la durata e la tipologia di titoli acquistati. Il mercato azionario è stato penalizzato dai timori legati al rallentamento della crescita cinese e dalle significative turbolenze che hanno interessato il mercato asiatico, che si sono rapidamente estese ai principali listini globali. Nonostante il supporto dato dalle Banche Centrali alla stabilizzazione dei mercati, il clima di incertezza e l’avversione
MERCATO AZIONARIO
La Cina mette paura alle borse. Lo Shangai Composite Index, con il crollo di oltre il 20% circa da metà agosto, si trova il 40% circa sotto il picco di metà giugno ma “solo” il 2% circa sotto il valore d’inizio anno, dopo la vigorosa crescita registrata dagli ultimi mesi dello scorso anno, pur in presenza di segnali di rallentamento dell’economia. Il crollo recente è stato intervallato da alcune settimane di trading range tra luglio e agosto, caratterizzate da un’elevata volatilità intra-giornaliera. I recenti eventi di mercato riflettono una confluenza di diversi ordini di fattori. Il primo ordine di fattori riguarda le prospettive dell’economia reale. I dati sulla dinamica della crescita hanno continuato a deteriorarsi, con una divergenza di segnali tuttavia tra andamento corrente del PIL, in rallentamento ancora nelle attese, e profilo dei dati a più alta frequenza, decisamente meno incoraggianti e inferiori alle attese. Il secondo ordine di fattori riguarda i movimenti sui mercati finanziari e valutari locali, con deflussi di capitali in parte originati da esigenze di maggiore diversificazione dei portafogli. Le prospettive di medio termine del mercato azionario europeo rimangono positive. Le trimestrali dei gruppi dell’Eurostoxx hanno mediamente superato le attese e dopo i recenti storni le quotazioni degli indici risultano interessanti poiché combinano ripresa economica e politiche monetarie ultra-espansive. In Europa il rallentamento della crescita nel secondo trimestre rispetto al primo è imputabile soprattutto all’effetto scorte, mentre resta positivo il dato sulle esportazioni, nonostante la decelerazione dei Paesi emergenti. La volatilità è salita a livelli molto elevati sulla scia dei timori di un rallentamento più evidente delle attese in Cina. La Borsa di Shangai si conferma molto speculativa e poco collegata ai fondamentali dell’economia e dei gruppi appartenenti. La volatilità è estrema in seguito alla ripidità della salita dell’ultimo anno e potrebbe riflettersi in un ulteriore aumento della volatilità dei principali indici internazionali. In tale contesto, solo un rallentamento in Cina così evidente da influenzare l’economia mondiale potrebbe impattare negativamente nel medio periodo sui corsi del mercato azionario. Alla luce dei nuovi sviluppi sui mercati asiatici, in USA il rialzo dei tassi Fed potrebbe slittare ulteriormente. In tale contesto, gli indici statunitensi non evidenziano sopravvalutazioni preoccupanti, anche se restano preferibili quelli europei.
SUGGERIMENTI OPERATIVI AZIONARIO
In ottica di medio/lungo termine le prospettive sull’investimento azionario rimangono positive, nonostante l’elevata volatilità che continua a caratterizzare la dinamica delle borse, supportate dall’orientamento espansivo delle Banche Centrali, dai prezzi più bassi delle materie prime e dal deprezzamento dell’euro di cui beneficiano le aziende maggiormente esposte ai mercati internazionali. In particolare in area euro, la forte correzione registrata nelle ultime settimane ha portato le valutazioni societarie su livelli più interessanti, migliorando le proiezioni di rialzo delle quotazioni azionarie e le stime sugli utili, alla luce dei risultati incoraggianti delle recenti trimestrali societarie e dello scenario di progressiva ripresa dell’economia dei Paesi avanzati, favorita da politiche monetarie ultra espansive. In ottica di diversificazione dei rischi, si rinnova comunque il suggerimento di mantenere quota degli investimenti anche su strumenti flessibili e non direzionali.
MERCATO OBBLIGAZIONARIO
Titoli di Stato: limitati gli effetti sui governativi. I governativi europei restano al margine delle turbolenze che arrivano dall’Asia, con l’incremento della volatilità e dell’avversione al rischio che appare avere un impatto solo modesto. Nell’ultimo mese i rendimenti sono saliti sul segmento lungo la scia di un atteso miglioramento delle prospettive di crescita. Tuttavia, il rallentamento della Cina e le turbolenze finanziarie in Asia si innestano in un momento che già era di snodo per il settore dei governativi. Lo scenario centrale di crescita e di politica monetaria (si rimanda alla sezione precedente) resta supportivo per i periferici e lascia ipotizzare un’ulteriore chiusura degli spread. Inoltre il calo delle prospettive d’inflazione e una possibile estensione dell’orientamento espansivo della BCE potrebbero portare a un recupero sul segmento medio-lungo, che potrebbe anche beneficiare di possibili flussi d’investimento in uscita dall’Asia. Proprio la difesa delle Banche Centrali lascia pensare che anche in scenari più avversi, a meno di una crisi sistemica, il governativo europeo resti ben protetto. Intanto la BC E ha preso atto di una crescita economica lenta e di una modesta ripresa dell’inflazione, sottolineando i rischi al ribasso per entrambe e dando di fatto il via libera a un eventuale incremento dello stimolo monetario, destinato a dare ulteriore supporto al comparto.
Obbligazioni corporate: aumenta moderatamente il premio al rischio. I timori di una brusca frenata delle economie emergenti, in particolare la Cina, con gli eventuali riflessi sull’evoluzione globale del ciclo hanno provocato nell’ultimo mese forti tensioni. In tale contesto le obbligazioni societarie hanno registrato un aumento del premio al rischio, ma il movimento, per quanto significativo (+7% sugli high yield e 10% circa sugli investment grade), è stato composto, mentre la performance mensile ha evidenziato una discreta tenuta di fondo. Nel breve vi saranno alcuni “snodi” importanti (riunione BCE e FED) e la visibilità sugli sviluppi è bassa. Suggeriamo pertanto un posizionamento cauto, che privilegi soprattutto titoli ad elevata liquidità emessi da società robuste sotto il profilo patrimoniale e finanziario. Ipotizzando che gli impatti sulla crescita europea possano essere modesti e che la dinamica dei prezzi petroliferi e il crollo delle aspettative inflazionistiche vadano a modificare in senso espansivo l’orientamento già accomodante della BCE, riteniamo che non vi siano per ora gli estremi per modificare la view strategica moderatamente positiva sulla carta a spread, sia per gli IG che per gli HY.
SUGGERIMENTI OPERATIVI OBBLIGAZIONARIO
I rendimenti sono diminuiti dal mese di luglio su tutte le scadenze della curva benchmark dell’area euro, in particolare quelle lunghe ed extra-lunghe, quella americana ha visto invece un aumento dei rendimenti fino ai tre anni per l’avvicinarsi della riunione FED di settembre. Le dichiarazioni del Governatore Draghi continuano a sostenere in questo scenario volatile la discesa dei rendimenti nei titoli governativi della zona euro; il prossimo appuntamento importante rimangono le elezioni greche del 20 settembre e la conseguente implementazione del piano di aiuti. I livelli di inflazione rimangono deboli e seppur ancora latente mantengono vivi i rischi di uno scenario deflattivo che supporta una possibile estensione oltre settembre 2016 del piano di acquisti da parte della BCE. Negli Stati Uniti i futures sui treasuries mostrano ancora un 30% di probabilità di un primo rialzo dei tassi a settembre e le dichiarazioni di vari esponenti del Comitato della Fed denotano una certa disomogeneità di vedute circa la tempistica del primo rialzo. Sicuramente durante le settimane di maggior volatilità sui mercati finanziari in agosto si è notato come la correlazione inversa tra andamento obbligazionario e azionario è venuta a mancare e si è invece avuto un andamento simile delle due asset class.
Strategie flessibili: sui mercati del reddito fisso le aspettative sono ora fortemente orientate su quando la Federal Reserve inizierà la sua politica di normalizzazione dei tassi di interesse. Questo aspetto, unito all’aumento della volatilità sui mercati finanziari registrato nelle ultime settimane, rende necessario all’interno della sezione obbligazionaria l’investimento su strategie flessibili in termini di allocazione del capitale, con un’esposizione contenuta al rischio tasso di interesse.
VALUTE
USD: il dollaro appare sospeso fra la crisi cinese e l’incertezza sul primo rialzo Fed, stante però una serie di indicatori economici confortanti. I dati di settembre saranno cruciali ma la restrizione monetaria nei prossimi mesi non è in dubbio, agevolando l’atteso rafforzamento del dollaro.
EUR: l’euro è stato il principale beneficiario del ribasso del dollaro dopo le turbolenze generate sui mercati dalla Cina. La volatilità non muterà però lo scenario di correzione della valuta appare confermato, alla luce di una BCE ferma nella sua azione espansiva, volta a favorire la ripresa di crescita e inflazione.
GBP: sterlina solo sfiorata dalle turbolenze cinesi. Le aspettative sul rialzo dei tassi della Banca d’Inghilterra (sul finale di 2015 se non addirittura nel 2016) restano al centro della scena. La sterlina resterà forte contro le principali valute, ma la sua evoluzione dipenderà anche dalle scelte della Fed.
JPY: nonostante il movimento di rialzo dello yen a seguito del ritorno dell’avversione al rischio generata dal ribasso dei listini asiatici, confermiamo lo scenario di deprezzamento della valuta nipponica. La prossima riunione della Banca del Giappone potrebbe far luce su ulteriori interventi espansivi a fine 2015.
MATERIE PRIME
Energia: outlook ancora prudente nel breve, moderatamente positivo nel medio-lungo termine. I timori sull’andamento della crescita cinese, in un contesto di sovrapproduzione, rischiano di deprimere ulteriormente le quotazioni petrolifere nel breve. I ribassi del petrolio e, in generale, delle commodity sono però un buon viatico per il recupero dell’economia.
Metalli preziosi: oro e argento hanno solo parzialmente beneficiato dell’avversione al rischio generatasi dai ribassi sui listini asiatici. Le turbolenze però, ancora una volta, si sono scaricate più su valute e petrolio, confermando lo scarso appeal dei preziosi per gli investitori in questa fase.
Metalli industriali: permangono rischi ancora al ribasso visto il crollo dei listini in Cina e la contrazione del manifatturiero. Prospettive di sostanziale stabilità non solo nella restante parte del 2015 ma anche per l’inizio del 2016 a meno che la ripresa del ciclo economico globale spinga inaspettatamente la domanda e favorisca il recupero dei prezzi.
Prodotti agricoli: agricoli indeboliti dal ribasso dei listini asiatici a cui si somma il costante allarme del Dipartimento dell’Agricoltura USA che conferma un surplus costante di offerta e un conseguente rialzo delle scorte, lasciando intatto il quadro neutrale sul comparto.